Asma infantile e integrazione di vitamina D in gravidanza

Asma infantile e integrazione di vitamina D in gravidanza

La maggioranza dei casi di asma è diagnosticata nella tarda infanzia. L’origine della malattia va identificato nella vita fetale e neonatale.

“Gli studi ad oggi disponibili sui legami esistenti tra la vitamina D e l’immunità nel bambino sono tutti di natura osservazionale” – continuano i ricercatori-.
Per la prima volta, invece, con questo studio, è stato dimostrato come livelli elevati di vitamina D in gravidanza siano effettivamente in grado di alterare la risposta immunitaria del nascituro, probabilmente proteggendo dallo sviluppo di asma.

Questo studio recentemente pubblicato su the Journal of Allergy and Clinical Immunology ha scoperto che supplementazione di vitamina D in gravidanza potrebbe essere in grado di modificare in modo favorevole il Sistema immunitario in formazione del neonato, proteggendolo dall’asma e dalle infezioni respiratorie.
I risultati dello studio sono molto intriganti dal punto di vista speculativo mentre sono ancora preliminari dal punto di vista clinico e necessitano delle dovute conferme.

Razionale dello studio

La programmazione del sistema immunitario durante lo sviluppo fetale può influenzare i fattori di rischio legati all’asma e gli outcome in età avanzata, ricordano gli autori nell’introduzione.
La vitamina D, stando alla letteratura disponibile, è un modulatore riconosciuto della funzione immunitaria e si ipotizza che il deficit di questo ormone nel corso della gravidanza possa influenzare lo sviluppo di malattia nella progenie.

Obiettivo dello studio britannico, condotto dai ricercatori del King’s College di Londra è stato quello di valutare l’effetto della supplementazione di 4.400 UI/die di vitamina D3 durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza vs l’assunzione giornaliera raccomandata (RDI) di 40° UI/die sul sistema immunitario del nascituro.

Disegno dello studio e risultati principali

Le donne partecipanti allo studio sono state randomizzate, nel periodo di gestazione compreso tra la decima e la diciottesima settimana, alla supplementazione con la dose elevata o ridotta di vitamina D3.

I ricercatori hanno effettuato un prelievo di cellule ematiche del cordone ombelicale delle 51 donne reclutate nello studio per testare la reattività del sistema immunitario innato del nascituro, che rappresenta la prima linea di difesa alle infezioni, nonché la risposta dei linfociti T, che assicurano la protezione immunitaria a lungo termine.

Dall’analisi è emerso che le cellule ematiche dei bambini nati da madri supplementate con dosi elevate di vitamina D3 rispondevano ad agenti in grado di mimare la stimolazione della noxa patogena con una risposta immunitaria innata delle citochine di entità superiore e con una produzione maggiore di IL-17 A in risposta alla stimolazione dei linfociti T rispetto a quanto osservato con il dosaggio vitaminico inferiore.

Entrambi i tipi di risposta immunitaria (innata e specifica) sono ritenuti in grado di migliorare la difesa neonatale alle infezioni: alcune citochine (GM-CSF, IFN-g, IL-1b, IL-6, e IL-8) hanno un ruolo fondamentale nella risposta naturale o innata attraverso meccanismi immunoregolatori che portano l’attivazione delle cellule NK e dei monociti-macrofagi con la conseguente liberazione di altre citochine.

IL-17A, invece, regola la risposta (immunospecifica) dei linfociti T sulle superfici mucosali respiratorie.
Alla luce di queste osservazioni, in ragione dell’evidenza che forti risposte immunitarie durante la vita neonatale sono associate ad una riduzione dello sviluppo di asma, i ricercatori ritengono che gli effetti osservati nello studio siano in grado di migliorare la salute respiratoria nell’infanzia.

Per il futuro

Saranno necessari ora, nuovi studi – concludono gli autori – che siano in grado di analizzare l’impatto effettivo a lungo termine della supplementazione vitaminica in gravidanza sull’immunità della progenie.

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